lunedì 6 novembre 2017

APM_L'angolo e il muro. 1

Mi sento stretto
tra l'angolo sbiadito
e il cristallo del tempo
qui in questa terra clessidra
alla ricerca di un silenzio
prezioso e raro
vado in cerca della risposta
camminando piano
e mi trovo seduto in terra
a parlare da solo
aspettando sussurri colorati
e voci rauche dal lapillo.
Rivedo Van Gogh
e linee di sangue
mischiarsi in superficie
a chiodi moderni
dalla ruggine mondana
e linee di sismi
indolenti e capricciose
assassine e trascurate.



venerdì 13 ottobre 2017

ho visto le mie mani oggi



ho visto le mie mani oggi
le ho viste vecchie
una vita messa sotto la pelle
e macchie e linee di mare
increspate e silenziose

ho visto le mie mani oggi
insieme alle perle
di questo bracciale tibetano
in fila e solitarie
a farmi compagnia

ho sentito il mio fiato
chiedermi tregua
un battito in più
collegato alle stelle
vuoto di poesia

ho accarezzato la mia spada
di ritorno dalla primavera
era ancora nuova
e faceva specchio
delle mie mani vecchie


12.10.17

mercoledì 12 aprile 2017

Il mio vestito di rame e di seta


Com'è piccolo questo vestito
mi copre appena le cosce
l'ho cucito con un filo di rame
perché può condurre una scossa


sono avvolta in due piste di fili di rame 
ma occorre collegarli 
ed averli pronti
nel momento giusto


com'è piccolo questo vestito
l'ho cucito con una stoffa leggera
e tessuto con fili di seta
perché voglio ora delle tenere carezze sulla carne


rame e seta corrono assieme
portando dolcezza e morte
e quando verrai di nuovo
con le tue mani sudate
collegherò i due ultimi fili
e darò corrente
per sentire la seta 
che mi tiene l'ultima compagnia 

martedì 11 aprile 2017

A Francesca

ti tengo stretta
dai fianchi e dal fiato
stringo la tua lingua
per non farla respirare
stretta tra le ginocchia mie
ti lascio spazio a stento
per chiedere aiuto
ai cherubini con l’arco
e salire sui gradini di donna
e sentirti importante
come tramontana sugli ulivi
come limone sul polipo
e basilico in terrazza
ti tengo stretta
e non ti lascio svanire.

mercoledì 28 settembre 2016

Il guerriero e la ragazza

 
La poesia giapponese, avendo come seme il cuore umano, 
si realizza in migliaia di foglie di parole. [...] 
La poesia, senza ricorrere alla forza, muove il cielo e la terra, 
commuove perfino gli invisibili spiriti e divinità, 
armonizza anche il rapporto tra l'uomo e la donna, 
pacifica pure l'anima del guerriero feroce.

Kino Tsurayuki, Prefazione al Kokinwakashū

La giovane donna esce dalla penombra, legge questi versi mirabili, prende il cellulare e inquadra il muro su cui sono trascritti, ingenua, pronta a fotografarli, forse per portarli con sé fuori da lì, forse per conservarli nel cuore, forse per ricordarsene quando il rapporto con il suo uomo le sarebbe sembrato poco armonioso. Sicuramente non per farne un commercio su scala planetaria guadagnando milioni di euro. Il guerriero feroce evidentemente non li ha letti e la raggiunge minaccioso, intimandole di non provare a fotografarli. Lei risponde impaurita Ma... vorrei fotografare la poesia, come una detenuta che viene sorpresa dalle guardie e teme le conseguenze in quell'ambiente coatto. Lui massiccio aggiunge No! La poesia non si può fotografare! Lei si arrende come animale abbattuto e scompare silenziosa come era arrivata. Ma la poesia resta lì, potente, attaccata a quel fottutissimo muro di quel fottutissimo palazzo reale di Milano dove per entrare in due a vedere una mostra senza fare la fila occorrono 28 euro, e dove il catalogo con tutte le opere fedelmente riprodotte (e immagino anche la poesia) ne costa 39. Ma tu dentro non puoi fotografare nemmeno una poesia e, caso unico sul pianeta credo, devi addirittura spegnere il cellulare, sicura violazione della Costituzione, della carta dei diritti dell'uomo, del mio contratto col gestore telefonico e della mia volontà di tenere acceso il mio telefono dove accidenti voglio, se non do fastidio agli altri convenuti. E io sono adulto e so come si fa a non dare fastidio in una mostra.
Tutta questa assurda scena si svolge all'interno di una dolcissima mostra dedicata a un popolo e a tre sui grandi artisti che hanno fatto della poesia una ragione di vita e un motivo ispiratore che è andato ben oltre la loro tomba, se è vero, come è vero, che stiamo ancora lì a cercare di infrangere una regola irregolare per rubare dei versi che fanno bene allo spirito. 
Ma di cosa hanno paura? Perché ci fanno spegnere il cellulare nella mostra di Hokusai & Co. al palazzo reale di Milano? Perché col cellulare puoi fare le foto. E allora? Le foto delle collezioni private non si possono fare, almeno così sono soliti imporre i proprietari agli organizzatori. E perché le foto delle collezioni private non si possono fare? Ma semplice, perché i proprietari delle opere detengono i diritti in esclusiva della riproduzione delle opere stesse e li vendono e ricavano dei soldi: una classica rendita di posizione. E allora perchè fuori dalla porta vendono il catalogo, le cartoline, i quadernetti, le matite e forse anche la carta igienica con le foto di tutte quelle opere perfettamente riprodotte, mille volte meglio che col tuo fottutissimo cellulare? Perché altri signori, vendendo quella merce di accompagnamento ormai obbligatoria, devono cercare di riportare a casa i soldi del noleggio della mostra e dell'organizzazione. 
In tutto questo paradosso noi non possiamo fare nemmeno una pessima e innocente fotina col cellulare, una foto che non potremmo mai vendere a nessuno sia per la qualità non adeguata sia per la mancanza del diritto legale a farlo. Ma noi la foto la vorremmo solo per ricordare un particolare di un capolavoro che ci ha commosso oppure per spedire una poesia al nostro amore, senza spendere altri 39 euro per il catalogo. Basta con questa ipocrisia: la mostra veniamo a vederla o non veniamo, il catalogo e la carta igienica li compriamo o non li compriamo indipendentemente dal permesso di fotografare le bellissime tartarughe blu che volano nell'acqua o le nuvole a bastoncino di Hokusai che volano insieme a migliaia di pagine di foglie che la poesia giapponese continua a regalarci. 
Per scattare delle foto davvero vendibili e danneggiare economicamente i detentori dei diritti dovremmo venire lì dentro con attrezzature super-professionali e dedicare ore e ore ad un lavoro di riproduzione che, tra l'altro, non andrebbe nemmeno lontanamente immaginato in una sede espositiva. Insomma, lasciateci godere delle opere di artisti che hanno sentito il battito delle foglie e hanno diffuso la loro opera stampando multipli e multipli delle loro carte fino allo sfibrarsi della matrice di legno, con animo che mi piace immaginare generoso, sensibile, libero. 

domenica 18 gennaio 2015

Il marmo e la fuga

è un brivido forte e acuto
quando uno di noi, un essere umano
intimo a se stesso
decide di sviscerare le viscere
e sbatterle sul banco del mercato
affinché tutti possano vederle
quelli che hanno orrore per il dentro
e quelli che nemmeno sanno che un dentro esiste
allora getto una secchiate d'acqua 

sul marmo bianco e inclinato
e quando dal canaletto 

sono scese le ultime gocce
mi taglio la pancia
e soffio parole che nuotano prima nell'aria

e poi si tuffano
su un semplice marmo nudo
dove tutti potrebbero leggerle
e io scappo perché mi farebbe male
vedere l'indifferenza

martedì 6 gennaio 2015

vieni avanti, uomo

Vieni avanti uomo
mettiti a fuoco
passa l'incrocio
e poi l'altro
e poi l'altro
anche da solo
con la tua sagoma curiosa
vieni avanti
accarezzati il cuore
ma legati la bocca
sciogli i pensieri
ma guardali controluce
ogni giorno che vivi
prima che sfuochino
ritieniti degno
non aspettare il verde
la vita schizza
e solo ti lascia
nelle fasce di bambino
matrigna più stretta
e tu troppo tardi