domenica 25 luglio 2010

Prologo per l'Odissea minina


è grande il dolore di Odìsseo
è grande il dolore dei padri senza figli
e dei figli senza padri
e di queste terre abbandonate
restate mute alla partenza
orfane dei figli loro
custodi rassegnate 
delle case e delle spose
è grande il dolore
e più grande ancora e carogna 
è la solitudine che cresce sulle onde 
e scuce la rete
e ci lascia senza il nostro albero
piantato sulla sabbia di casa
sono pianti e folate di vento
che agitano il nostro mare
mentre la zattera fa finta di andare
ma è il mondo invece che ci gira sotto
noi restiamo in silenzio 
davanti alla barca vuota
e ai legni spezzati
e quando odisseo arriverà
troverà le porte chiuse 
e i fratelli distratti
e altre spose felici
sazie di doni
è grande il dolore di Odìsseo
quando la spiaggia ritorna la stessa di sempre
lontana da casa e dal cuore che gocciola
e la sposa non sa se aspettarlo
o piangere
o morire
ma la sposa ha nelle mani
la carezza di Odìsseo
e non può sputarla nel vento
la sposa ha i piedi piantati nella sabbia
guarda il mare che un giorno fu amico
e oggi crudele avversario
batte sui legni dove resta ben poco
e noi fratelli del fratello
sposi delle spose
padri dei figli
figli dei padri
lo guardiamo di traverso
lottare da solo
per non bagnarci gli occhi
e noi lo guardiamo da lontano 
per non sentirne la puzza
noi dovremmo guardarci invece da vicino
e scoprire che il cuore è arso
come le foglie dell'albero
che Odisseo ha lasciato sulla spiaggia 
e allora ci rivedremo coi piedi sulla sua zattera 
guardare l'orizzonte
e non vederci niente
domandare al vento e sentire risate
appoggiare l'orecchio e sentire sirene
allora il dolore di Odisseo
sarà il nostro dolore
e le spose ci abbracceranno 
e apriranno le porte.
25/7/2010