lunedì 28 aprile 2008

Odissea minima 1999


ogni piccolo gesto
racconta una piccola storia
e compone un frammento del ritorno
Sud è un racconto del ritorno
con il dolore
e la malinconica nostalgia
un ritorno piccolo e silenzioso
quasi muto
un'Odissea minima
che vive di piccoli gesti
siediti allora
su un piccolo muro
e ascolta il tuo ospite
che racconta di altri ritorni
e di te
che non torni
ma l'ascolti sotto le vesti
di un altro scampato
quanti piccoli Scamandri
corrono in piccole piane
e arrivano al mare
rossi di sangue
ma qui l'Odissea è minima
e i torrenti portano sospiri
le Sirene parlano piano
sulle soglie di case assolate
e non incantano più Nessuno
E Odisseo senza più compagni
si ferma da Circe
la guarda e non parla
le sorride
riparte
e come mille e mille e mille anni fa
cosa fa il padre
quando il grande figlio torna a casa?
in silenzio
lavora la terra
18 settembre 1999

domenica 27 aprile 2008

Tre volte sono troppe


tre volte sono troppe
anche a te che sei migrante
chiusa è la nostra terra
forte la tua speranza
non ti conosco fratello
sento solo il tuo sorriso
i tuoi denti che fischiano piano
avanzando sulla spiaggia tua
la nostra spiaggia non ha colpe
è piena di sogni andati a pezzi
e di giorni senza luce
perdona almeno la nostra spiaggia
che è uguale alla tua
almeno questo
lei non ha colpe

per uno zio lontano
di nicola


ico

venerdì 18 aprile 2008

Il giorno in cui uccidemmo le Sirene


Quando vidi le Sirene per la prima volta
Fu anche l’ultima
Stavano appollaiate sugli scogli di Ièranto
come fossero cavalieri su scomodi cammelli
Non pensavano affatto a me né ai miei naviganti
Avrei dovuto farmi legare come mi aveva detto Tiresia
Ma non mi sembrava necessario
Erano due più vecchie su uno scoglio
E una giovane su quello di fronte
Le due parlavano tra di loro
Ma al tempo stesso con l’altre
rivolgendosi a lei con grande rispetto.
Da lontano coglievamo poco delle parole che volavano tra di loro
sulla spuma e tra gli orecchi
Qualche voce cadeva fino a noi
Ma niente capivamo
navigavamo con le vele basse per non dare nell’occhio
E nell’occhio non davano
Perché quelle non ci guardavano affatto
Ma perché tutto era così diverso dal mio racconto del futuro
Che cosa avevo ascoltato allora?
Cosa mi aveva raccontato quell’uomo dai mille saperi?
Ma poi era davvero tutto così diverso?
L’attenzione a noi uomini piccoli era veramente distratta?
E no!
Quando una di quelle parole cadde finalmente al livello dell’acqua
Sentii distintamente
“Odisseo”
quelle tre gallinacce distratte stavano parlando di me
quando me ne accorsi la nave era ormai tra gli scogli
scura nell’ombra del sole calante
fatta apposta per noi dalla cima dell’isola di fronte
da lì mi arrivò benigno un profumo acre e sottile
il profumo ignoto dei fiori di capri
e mi diede coraggio, unendosi alla miscela di morte che quella parola
aveva gettato nelle nostre vene
tutti l’avevamo sentita e tremavamo ancora:
“Odisseo”
troppo tardi sarebbe stato
per sciogliere la cera nelle orecchie
e per farsi legare al palo
troppo tardi per cercare di non finire carcassa
sugli scogli verdi bianchi d’umane poltiglie.
Fu l’isola a salvarci
Perché quando ormai la paura ci aveva reso innocenti
Il sole spuntò tra le due punte dell’isola capria
Scheggiò lo specchio di mare sotto le pennute
e ci mise in una luce terribile
gettandoci nelle braccia del sole
non ci fu bisogno di parlare coi miei naviganti
dalla stiva trassero gli archi e puntammo lassù
ammazzammo le sirene con tre frecce soltanto
distruggemmo il mito feroce
e portammo la pace nel golfo dei morti
aprimmo la via a milioni di vivi
che vi avrebbero trovato fortuna
ammazzammo le sirene per volere del fato stesso
che le aveva create
e aveva deciso d’un tratto e per mano nostra
incosciente disgraziato
di fare dell’isola un paradiso
liberandola per sempre
dalle guardiane meschine.


ico gasparri
16/12/026

lunedì 14 aprile 2008

Marocco 1988/3


quant’è lunga la storia?
quant’è verde questa pianta!

Marocco 1988/2


strade
vicoli
strade
vicoli
strade
vicoli
Marocco!

Marocco 1988/1


dalla vasca immobile nel marmo
non esce nulla
puoi aspettare cent’anni
esce solo silenzio
e musica
e suoni
e luce
e pace

poesia per te

queste sono le nuvole
dell'inverno che s'ammolla
della primavera
che sale le scale
dello sguardo di un uomo
che guarda lontano
sorridendo in silenzio
per non farsi scoprire

5/2/07 andando a genova