venerdì 18 aprile 2008

Il giorno in cui uccidemmo le Sirene


Quando vidi le Sirene per la prima volta
Fu anche l’ultima
Stavano appollaiate sugli scogli di Ièranto
come fossero cavalieri su scomodi cammelli
Non pensavano affatto a me né ai miei naviganti
Avrei dovuto farmi legare come mi aveva detto Tiresia
Ma non mi sembrava necessario
Erano due più vecchie su uno scoglio
E una giovane su quello di fronte
Le due parlavano tra di loro
Ma al tempo stesso con l’altre
rivolgendosi a lei con grande rispetto.
Da lontano coglievamo poco delle parole che volavano tra di loro
sulla spuma e tra gli orecchi
Qualche voce cadeva fino a noi
Ma niente capivamo
navigavamo con le vele basse per non dare nell’occhio
E nell’occhio non davano
Perché quelle non ci guardavano affatto
Ma perché tutto era così diverso dal mio racconto del futuro
Che cosa avevo ascoltato allora?
Cosa mi aveva raccontato quell’uomo dai mille saperi?
Ma poi era davvero tutto così diverso?
L’attenzione a noi uomini piccoli era veramente distratta?
E no!
Quando una di quelle parole cadde finalmente al livello dell’acqua
Sentii distintamente
“Odisseo”
quelle tre gallinacce distratte stavano parlando di me
quando me ne accorsi la nave era ormai tra gli scogli
scura nell’ombra del sole calante
fatta apposta per noi dalla cima dell’isola di fronte
da lì mi arrivò benigno un profumo acre e sottile
il profumo ignoto dei fiori di capri
e mi diede coraggio, unendosi alla miscela di morte che quella parola
aveva gettato nelle nostre vene
tutti l’avevamo sentita e tremavamo ancora:
“Odisseo”
troppo tardi sarebbe stato
per sciogliere la cera nelle orecchie
e per farsi legare al palo
troppo tardi per cercare di non finire carcassa
sugli scogli verdi bianchi d’umane poltiglie.
Fu l’isola a salvarci
Perché quando ormai la paura ci aveva reso innocenti
Il sole spuntò tra le due punte dell’isola capria
Scheggiò lo specchio di mare sotto le pennute
e ci mise in una luce terribile
gettandoci nelle braccia del sole
non ci fu bisogno di parlare coi miei naviganti
dalla stiva trassero gli archi e puntammo lassù
ammazzammo le sirene con tre frecce soltanto
distruggemmo il mito feroce
e portammo la pace nel golfo dei morti
aprimmo la via a milioni di vivi
che vi avrebbero trovato fortuna
ammazzammo le sirene per volere del fato stesso
che le aveva create
e aveva deciso d’un tratto e per mano nostra
incosciente disgraziato
di fare dell’isola un paradiso
liberandola per sempre
dalle guardiane meschine.


ico gasparri
16/12/026

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